«L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE? VI SPIEGO PERCHÉ PUÒ ESSERE L’ARMA SEGRETA PER LA VOSTRA PICCOLA IMPRESA»

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Intervista al direttore della Divisione Small, Medium and Corporate di Microsoft Italia Giacomo Frizzarin

 

Poche settimane fa Microsoft ha presentato Mesh, un servizio in cloud per sviluppare applicazioni che consentiranno agli utenti di trasformarsi in ologrammi e condividere oggetti virtuali in 3D, ma anche muoversi e interagire attraverso il proprio avatar grazie alla realtà mista, virtuale e aumentata. Senza inoltrarsi attraverso scenari così avveniristici eppure, al contempo, prossimi, è evidente che il tema della trasformazione digitale delle Pmi non può più essere eluso. E su questo si focalizzerà il quarto appuntamento di S.Pa.D.A., la Scuola padovana di direzione aziendale di Confapi. Protagonista sarà Giacomo Frizzarin, Direttore Small Medium and Corporate business Microsoft Italia, che in questa intervista ci anticipa i temi che toccherà nell’incontro organizzato giovedì 27 maggio alle 17.

Direttore, uno studio realizzato di recente da Ambrosetti e Microsoft evidenzia che, se le Pmi italiane raggiungessero il livello di adozione del cloud pari a quello del Regno Unito – il Paese più avanzato da questo punto di vista in Europa – crescerebbero in media dello 0,22% anno su anno, generando una crescita del Pil di 20 miliardi di euro da qui al 2025. Quanta strada c’è ancora da fare in Italia sul tema?

«Tanta. E proprio per questo, in coerenza con il progetto Ambizione Italia Digital Restart – un piano quinquennale del valore di 1,5 miliardi di dollari rilanciato nel maggio del 2020 – puntiamo a supportare l’innovazione e la crescita del Paese. Il piano passa attraverso diverse iniziative, anche con programmi specifici per le imprese, focalizzati sull’innovazione digitale. E uno dei punti specifici è dedicato alle Pmi».

Facciamo un passo indietro: cosa intendiamo per innovazione digitale?

«Ci riferiamo alla tecnologia cloud e all’accesso a strumenti avanzati che prima potevano essere utilizzati solo dalle grandi imprese e che ora sono alla portata del piccolo imprenditore e della singola partita Iva. E guardate che toccare questo argomento non significa solo riferirsi a questioni come sicurezza e privacy rispettata, ma anche pensare alla digitalizzazione delle supply chain, del front-end, del dialogo con i clienti. Noi vogliamo che le aziende riescano a far fruttare il loro principale tesoro, il dato, il “fattore” che attraverso il cloud può essere elaborato».

In che modo l’innovazione digitale e il cloud computing possono avere un impatto positivo sulla vita delle nostre imprese?

«All’interno del quadro complessivo caratterizzato dal rallentamento generalizzato sperimentato dalle economie avanzate, l’Italia vede la propria produttività stagnante da oltre un ventennio. E la prima area su cui possiamo avere un impatto è proprio quella. Lo stesso studio Ambrosetti già citato testimonia come siano proprio le imprese piccole, sotto ai 25 dipendenti, quelle più indietro, con un terzo della produttività rispetto a quelle britanniche. La competitività è la seconda area: a questo riguardo le analisi dicono che l’Italia è il sestultimo paese in Europa. La terza area è la competenza. Ma prima di parlarne io ne voglio aggiungere una quarta, che forse vi sembrerà strano ritrovare in questo contesto: il coraggio».

In che senso?

«Il coraggio di voler affrontare il proprio mestiere con modalità nuove e diverse, e di mettere in discussione quello che è stato fatto sin qui. Se non ce l’ho, la tecnologia rischia di rivelarsi solo un acquisto in più. Perché sia utile devo ridefinire i miei processi. E, questo è un punto fondamentale da tener presente, è un ragionamento che riguarda tutti, piccoli e grandi. Dal negozio di biciclette all'impresa del manifatturiero o del retail. Non per niente giovedì 27 maggio porteremo esempi concreti, presentando realtà che, nell’ultimo anno, hanno fatto il salto: io le chiamo le imprese anti-fragili».

Quali sono le imprese anti-fragili?

«Sono quelle che hanno avuto la capacità di adattarsi alle nuove esigenze e di trovare in esse delle opportunità di crescita. Non solo hanno resistito al colpo, ma hanno usato il colpo per reagire e diventare più forti. Ma per farlo devo, appunto, rimettersi in discussione».

Il coraggio si lega alla questione della competenza.

«Sì, perché il 62% degli intervistati di quello stesso studio dice di non avere avviato processi di innovazione appunto perché non ha le competenze per farlo. E per questo come Microsoft abbiamo dato vita a molte iniziative che ci vedono collaborare con la scuola e le università, e una nuova piattaforma, Microsoft Learn, che mette a disposizione lezioni gratuite per tutti. Oltre a sviluppare partnership come quelle con Adecco e Politecnico di Milano con la piattaforma PHYD, che consente di misurare i propri gap sulle conoscenze tecnologiche».

Perché è importante parlare di innovazione digitale oggi?

«Perché se le aziende non fanno questi passi adesso, non li faranno più. I fondi che stanno arrivando attraverso il PNRR sono equivalenti a quelli di un Piano Marshall, se le aziende non si attivano per darsi un progetto che consenta di ottenerli e usarli come leve, sarà un fallimento. Non soltanto per loro, ma per il nostro intero sistema produttivo, perché proprio sulle imprese si basa».

 

Diego Zilio

Ufficio Stampa Confapi Padova

stampa@confapi.padova.it

 

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