Il fondatore di EuropIA - ed ex presidente mondiale di Apple - ospite di Confapi Padova: «È essenziale che tutti siano in grado di cogliere le enormi potenzialità dell'IA, in ogni area aziendale».
È l’uomo che, da presidente mondiale di Apple, ha risollevato l’azienda in un momento di crisi e che ha fatto tornare Jobs nella società di Cupertino. Oggi, tra le mille altre cose, Marco Landi è presidente onorario dell’Istituto EuropIA.it, organizzazione senza scopo di lucro il cui obiettivo è quello di sensibilizzare ed educare il grande pubblico e gli imprenditori sulle sfide dell’intelligenza artificiale con un approccio etico. E proprio in questa veste è stato ospite della nuova sede di Confapi Padova per il primo incontro operativo di una collaborazione che sfocerà, il prossimo settembre, nel master di alta formazione di S.Pa.D.A, la Scuola di alta formazione per imprenditori e manager dell’Associazione.
Ma qual è lo stato dell’arte nel rapporto tra Pmi e intelligenza artificiale, oggi in Italia? «Siamo ancora in una fase embrionale», ha spiegato il senese Marco Landi, che è stato anche al vertice anche di Texas Instruments, nel corso della sua visita. «C’è ancora diffidenza e soprattutto non si è ancora compreso appieno che cosa l’intelligenza artificiale possa fare per le aziende. E, più ancora, c’è confusione tra trasformazione digitale e intelligenza artificiale. Sono due cose ben diverse. La trasformazione digitale dovrebbe far vedere come cambiare i processi e le modalità in base alle quali l’azienda opera. L’intelligenza artificiale è invece qualcosa di molto più specifico e permette all’imprenditore di analizzare i suoi dati, dati che possono fornire indicazioni su come migliorare il proprio business o implementarlo».
Recentemente, a un convegno, Landi ha definito l’intelligenza artificiale come «un insieme di sistemi aperti, macchine attraverso le quali si cerca di riprodurre l’esperienza e le conoscenze che abbiamo per rendere più semplice il nostro lavoro quotidiano». Un concetto ribadito anche davanti agli imprenditori di Confapi: «L’Intelligenza artificiale è una delle principali sfide del nostro mondo di oggi. È essenziale che tutti siano in grado di cogliere il suo pieno significato e le sue enormi opportunità, perché le potenzialità dell’intelligenza artificiale si estendono a tutte le aree aziendali, intervenendo a supporto dei processi decisionali, lavorando con i dati. Infatti, grazie ai sistemi di intelligenza artificiale, come la business intelligence, è possibile raccogliere dati strutturati e non strutturati e organizzarli in modo da poterli analizzare per prendere decisioni di business dettagliate e specifiche».
Della sua esperienza in Apple - quando venne chiamato a gestire direttamente da Cupertino le Operations nonché la parte di Sales e Marketing a livello globale, risollevando i conti di una multinazionale allora fortemente in perdita - tutti ricordano la decisione - assunta assieme all’Amministratore Delegato di quei tempi, Gil D’Amelio - di riportare in azienda Steve Jobs. Ovviamente la sua esperienza al vertice dell’azienda di Cupertino è stata molto più di questo, basti dire che quando Landi arrivò al vertice Apple perdeva 300 milioni l’anno e che nel giro di dodici mesi la portò a 100 di profitto. Tra le sue battaglie, già all’epoca, c’era quella di coltivare il talento e i talenti. Un tema legato a doppio filo all’attività portata avanti dallo stesso Istituto EuropIA e particolarmente sentito anche dalle pmi di Confapi, che, spesso, non riescono a trovare i profili di cui hanno bisogno un po' a tutti i livelli organizzativi.
«Passano gli anni, ma il tema della fuga dei talenti rimane, perché la battaglia riguarda l’intelligenza artificiale ma più ancora quella umana. Sia i Gafam americani (acronimo che indica nel loro assieme le cinque maggiori multinazionali dell’IT occidentali: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, ndr) che i Bat cinesi (Baidu, Alibaba e Tencent, ndr) stanno cercando di prendere il meglio delle aziende e soprattutto i loro intelletti. Li comprano o li attirano. In Italia abbiamo i talenti, capacità di innovazione, volontà di riuscire, ma l’ecosistema non è capace di creare una spirale virtuosa. La perdita è notevole ma succede perché quelli che vorrebbero creare impresa si trovano a sbattere in un sistema che scoraggia la loro iniziativa. Ed è un problema che tocco con mano, perché conosco tanti ragazzi che cerco di aiutare, e capisco bene le loro difficoltà. Troppi giovani escono dall’Italia, spesso i migliori, perché non trovano le condizioni per realizzare i loro progetti. Per questo è fondamentale riuscire a mettere insieme Centri di Ricerca, Università, aziende e Start Up, condividendo una visione comune sul tema dell’Intelligenza Artificiale: anche così li potremo trattenere».
È assecondando questo spirito che ha sviluppato la Maison de l’Intelligence Artificielle (Casa dell’Intelligenza Artificiale), in Costa Azzurra, uno spazio pubblico interamente dedicato all’IA e alle sue applicazioni per permettere a tutti di usufruire di una tecnologia che ridisegna i contorni del futuro. La parola d'ordine è "pedagogI.A.", intesa come la capacità di trasmettere il potenziale dell'intelligenza artificiale ai manager di oggi... e di domani.
«È la prima pietra di un’ambizione su più vasta scala, che vogliamo ricreare anche in altre parti d’Europa. Un progetto unico che ispirerà i giovani e fornirà loro informazioni che senza dubbio faranno proprie, per contribuire a creare il mondo e la società di domani. Vedete, è fondamentale preparare i giovani, fin dalle scuole medie, sui temi delle nuove tecnologie, e quindi anche della Intelligenza Artificiale, tramite lo strumento dei “giochi”, come abbiamo iniziato fare in Francia. Pensate che all’ultimo Festival mondiale dell’intelligenza artificiale di Cannes due scuole medie transalpine hanno presentato degli algoritmi di loro ideazione».
Diego Zilio
Ufficio Stampa Confapi Padova